I segreti del lago

Tra i mulini di Capo D'Acqua

pubblicato il 15 Agosto 2021 in SUB Underwater Magazine da Pierluigi Peis

Parto il sabato mattina, non prestissimo. Mi attende un lungo viaggio, cinque ore di macchina da dove vivo, in provincia di Reggio Emilia, fino al lago di Capo d’Acqua, in provincia de l’Aquila, in Abruzzo. Mi fermo un’oretta per il pranzo al sacco e una passeggiata davanti al mare, 

a Grottammare, in provincia di Ascoli Piceno, poi proseguo e arrivo nell’azienda agricola dove passerò la notte, circondato da montagne e da una natura che mi sembra quasi selvaggia. Capo D’Acqua è una piccola frazione, qualche casa sparsa qua e là, del comune di Capestrano, un misto tra un borgo medievale e un paese fantasma. Arriva la domenica mattina e mi aspetta l’immersione. Siamo una decina di sub, dopo il caffè e aver preparato l’attrezzatura mi accorgo che sono l’unico con la stagna; eppure siamo
ai ai primi di febbraio e su internet ho letto che era assolutamente consigliata perchè l’acqua è sempre fredda, intorno ai 10 gradi! Il lago di Capo d’Acqua si trova nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, nella valle del Tirino. L’immersione è facile ma affascinante. Avviene in un invaso alimentato
da molte sorgenti, realizzato negli anni Sessanta per l’irrigazione dei terreni agricoli circostanti
e oggi usato anche per la produzione di energia elettrica. La visibilità è ottima e l’ambiente sommerso
davvero intrigante. In acqua si conservano i ruderi di due mulini, un tempo fulcro dell’importante economia locale. Il primo mulino che vediamo funzionava ancora quando è stato creato l’invaso, è quello in peggior stato di consevazione, però si possono ammirare ancora le pale in ferro, che hanno sostituito le
più antiche in legno, che azionavano le macine. L’altro mulino è un insieme di strutture e ambienti sommersi belli e affascinanti, nonostante fosse già un rudere ai tempi della creazione della diga che ha riempito d’acqua quel naturale avvallamento. Verso riva, quasi completamente emerse, si trovano le rovine del colorificio con davanti i cespugli di canne che, dal fondo del lago, cercano la superficie. Un’immersione semplice, come dicevo prima, non si superano i 7, 8 metri di profondità e il giro lo si percorre in poco più di quaranta minuti. Il paesaggio è insolito e gradevole sia per il contesto storico paesaggistico che per
la cordialità di chi gestisce il lago e ti guida sott’acqua tra i ruderi. 

Fonte: SUB UNDERWATER MAGAZINE

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