Pavlopetri è un’anonimo paesino di fronte all’isola di Cervi (Elafonisos), nella cui spiaggia, durante gli anni ‘60, fu fatto un ritrovamento di eccezionale importanza per l’Archeologia mondiale: un’antichissima città sommersa, la cui topografia era rimasta quasi completamente visibile a distanza di 5.000 anni di storia. L’antichissima città, chiamata Pavlopetri ma dal nome sconosciuto, si trova ad una profondità media di 4 metri, e si ritiene che sia la città sommersa più antica del Mediterraneo, la più antica del mondo dopo Dwarka in India.
L’agglomerato urbano risale al 3.000 avanti Cristo circa, e comprende strade, case a due piani con giardini, templi, un cimitero ed un avanzato sistema di gestione delle acque, con canali di scolo e tubi dell’acqua. Al centro della città si trovava una piazza con un’area di 40X20 metri, luogo di discussione cittadino, ed i palazzi erano maestosi, con al loro interno sino a 12 camere. La qualità progettuale di questa città ha stupito gli esperti urbanisti, che la ritengono superiore a molte di quelle moderne.
Pavlopetri è tanto vecchia che era già antica durante l’epoca “degli eroi” descritta da Omero nell’Iliade, ambientata durante l’epoca Micenea, attorno al 1.600 avanti Cristo circa. Nonostante Pavlopetri sia conosciuta ormai da mezzo secolo, fu soltanto nel 2009 che furono svolti studi approfonditi, e rivelarono che l’area, di circa 9 ettari, era abitata già nel 2800 aC, e che la città venne inghiottita dal mare durante il 1.000 aC a causa di un devastante terremoto.
Nonostante la devastazione del sisma, la disposizione della città è ancora chiaramente visibile, e sono stati identificati con certezza 15 edifici principali. Il professor John Henderson, dell’Università di Nottingham, ha condotto gli studi più approfonditi sulla cittadina, riuscendo a ricostruire in grafica tridimensionale la città con i suoi edifici, che è possibile ammirare nel video in fondo all’articolo.
Gli storici stimano che la città fosse un crocevia commerciale fra la civiltà minoica, dell’isola di Creta, e quella Micenea, nelle regione dell’Argolide poco distante. In tutto il sito sono stati infatti ritrovati contenitori per lo stoccaggio di merci realizzati in argilla, statue, strumenti di uso quotidiano e altri manufatti, in particolar modo molti “Pithari”, giare per l’olio, provenienti certamente da Creta. Pavlopetri doveva essere anche un importante centro di produzione tessile, indicazione desumibile dai numerosi pesi da telaio ritrovati in loco.
Le rovine della città sono oggi purtroppo minacciate dalla bellezza stessa del luogo. L’isola di Cervi e la spiaggia di Pouda sono infatti frequentati sia da turisti via terra, a volte a caccia di souvenir, sia da imbarcazioni di vario tipo, che con le loro ancore mettono a rischio l’integrità stessa della topografia delle rovine.
Sotto, il video dell’Università di Nottingham:
Dalle immagini della spiaggia si comprende bene che le rovine sono praticamente invisibili, anche con l’acqua cristallina del Mar Ionio: