Nella remota Valle del Tirino in Abruzzo giace, qualche chilometro sotto agli occhi del Castello di Capestrano, il Lago di Capodacqua, un bacino idrico artificiale che agli occhi degli ignari passanti nasconde due mulini sommersi e qualche altra struttura costruita dall'uomo decine di anni fa. Questa unicità lo rende un richiamo di interesse per i sub che vi giungono da tutto il mondo e lo è anche per noi che decidiamo di approfittare di un ponte di feste per attraversare metà del nostro Paese per questa nuova avventura subacquea diversa dal solito. La storia del Lago di Capodacqua non nasconde segreti: negli anni '60 è stato creato questo bacino idrico come riserva per le terre circostanti. Il lago è alimentato da diverse sorgenti naturali che vi immettono continui flussi di acqua fresca che poi ne esce a valle creando il fiume Tirino.
Ci piacerebbe raccontare storie di leggende e aneddoti ma non è il mistero a rendere interessanti le immersioni in questo lago quanto piuttosto lo scenario unico creato da un ambiente naturale splendido nel Parco del Gran Sasso, un'acqua sempre cristallina che concede una visibilità eccellente e naturalmente i mulini sommersi.
Il contesto è suggestivo e la natura ricca di colori e animali si estende per gran parte di questa zona della regione disturbata solo dal passaggio di poche auto e qualche mezzo agricolo.
Per le immersioni è obbligatoria una guida autorizzata in quanto il lago è in proprietà privata sotto tutela ambientale e la logistica è comodamente gestita dal centro Atlantide. Obbligatoria per noi anche la muta stagna perché la temperatura dell'acqua non raggiunge i 10° C anche se qualcuno meno freddoloso potrebbe far scelte diverse.
L'ingresso in acqua è comodamente agevolato da una piattaforma e da lì inizia il nostro tour tra mulini, tronchi di alberi e strade sommerse. Il primo mulino sente maggiormente il peso dell'età ed è quasi interamente distrutto mentre il secondo è meglio conservato e dal fondo raggiunge quasi la superficie. Il recente terremoto ha colpito anche questa zona dell'Abruzzo e le rovine sommerse si solo in parte miracolosamente salvate. Tra i due mulini pinneggiamo delicatamente tra altre strutture, alberi e alghe abitate da trote, qualche altro pesce e piccolissimi gamberetti e altri micro organismi. Incredibile la visibilità in queste acque cristalline che pur essendo l'estate il periodo meno ottimale consente di avere una visuale molto simile a quella esterna e probabilmente superiore ad un'ordinaria giornata di follia nello smog milanese. Un'immersione semplice per tutte le pinne che richiede però un buon assetto per evitare di sollevare il fondale e di urtare le rovine, che è vietato comunque toccare ed attraversare.
La profondità massima raggiunta è stata di 7 metri e 40 minuti la durata media delle immersioni.
Marco Daturi
Fonte: www.scubaportal.it