Negli anni si è guadagnato il titolo di "piccola Atlantide d’Abruzzo", divenendo, a detta delle riviste specialzzate e degli esperti del settore, uno dei siti di immersione più belli al mondo.
E' il lago di Capodacqua (o Capo d'Acqua), un bacino artificiale situato alle pendici occidentali del Monte Scarafano, sotto il borgo di Capestrano, in provincia dell'Aquila.
Nato nel 1965 per esigenze agricole, questo piccolo specchio d'acqua, che raggiunge una profondità massima di 8 metri, ha alcune particolarità che, come spiega Dante Cetrioli, presidente di Atlantide Scuola Sommozzatori, l'associazione sportiva che, dal 2003, ne ha la gestione, lo rendono un luogo unico.
La prima è la grande visibilità che, spiega Dante, "in condizioni ottimali può arrivare anche a 100 metri, grazie alla cristallinità delle acque, di origine sorgiva. Capodacqua ha tutte le caratteristiche dei laghi d'alta quota, pur non essendolo. Il ricambio continuo dell'acqua e la bassa temperatura, che oscilla tra gli 8 e i 10 gradi, fa sì che non ci siano piante lacustri, alghe che sviluppano filacci e legamenti o che rilasciano fanghiglia sui fondali".
La seconda caratteristica che attrae appassionati e sub anche dall'estero - "Abbiamo avuto ospiti provenienti anche dalle Hawaii, dall'Australia e da Singapore" racconta Dante - è la presenza, sott'acqua, dei resti di due strutture di origine medievale: un mulino e un colorificio.
"Il colorificio" si legge sul sito Capestrano da scoprire "è oggi ancora visibile in superficie, mentre il mulino di circa 400 mq, in buono stato di conservazione, è completamente immerso nell’acqua cristallina del lago ed è caratterizzato dalle antiche tecniche murarie costruttive tradizionali. Ben visibili sono i resti di due arcate murarie e le piattabande in legno di porte e finestre. A lato è presente un altro mulino più piccolo, probabilmente un ampliamento dell’altro. Intatto è il selciato dei viottoli antichi che un tempo veniva percorso dai contadini con il loro carico di grano".
"Di laghi artificiali con strutture sommerse ce ne sono un'infinità" spiega Dante "ma con una visibilità così alta nessuno. Quando vai giù, questo aspetto, unito alla presenza dei ruderi sui fondali, ti dà la sensazione di volare. Purtroppo le potenzialità di questo posto, qui all'Aquila, si conoscono poco, anche perché manca una cultura delle attività subacquee".
Malgrado gestiscano con passione e competenza un simile fiore all'occhiello, a cui sono riusciti a dare una capacità attrattiva internazionale, Dante e la sua associazione, per sopravvivere, sono costretti, da un po' di tempo, a fare i salti mortali.
Atlantide era infatti una delle tante realtà sportive che svolgevano la propria attività all'interno della piscina di Verdequa, chiusa ormai da un anno.
"A Verdeaqua potevamo fare sia l'attività teorica che quella pratica" racconta Dante, che della cooperativa che gestiva la piscina era anche dipendente "Dopo la chiusura, siamo stati costretti, per le lezioni teoriche, a peregrinare per varie strutture e, per quelle pratiche, a chiedere ospitalità alla piscina comunale. Che ce l'ha gentilmente concessa ma non è la stessa cosa, anche perché lì ci sono già altre società che fanno la nostra stessa attività".
Questa situazione è destinata a protrarsi ancora. Ad oggi, infatti, per Verdeaqua non c'è nessuna prospettiva di rientro certa: il bando per l'affidamento dei lavori e della nuova gestione non è ancora stato pubblicato e la struttura giace nel più completo abbandono.
"Il Comune ci è stato vicino" afferma Dante "ma poteva forse impegnarsi di più per riaprire un impianto che è patrimonio di tutta la città. Le associazioni sportive come la nostra hanno una speranza di vivere e di avere continuità nel tempo se riescono a mantenere e a far crescere i propri vivai. E questo può avvenire solo attraverso facendo formazione. Ma senza avere a disposizione spazi adeguati, diventa tutto più difficile".
Fonte: NewsTown