Oltre... c'è Capo D'Acqua.

pubblicato il 03 Dicembre 2009 in http://www.at-di.it da Giuseppe Pignataro

Vorrei iniziare a scrivere raccontando una serie di emozioni forti, molto forti.
Vorrei iniziare a scrivere di ciò che è ancora visibile dopo quel 6 Aprile 2009, ma le parole si fermano, le mani si chiudono.
Abbiamo visto tanto in TV.
Siamo rimasti allibiti e commossi da quelle testimonianze di umanità.
Eppure, a distanza di oltre  7 mesi sono in giro tra quei vicoli, scortato da un furgoncino dei Vigili del Fuoco e scatto.
Scatto poco.
Lo scenario è apocalittico.
Strappo qualche ricordo a conoscenti del luogo.
I particolari si fanno più intensi, crudi, veri.
"Sono lì di passaggio".
E’ una scusa per cambiar discorso e dirottare la mia mente al fresco, quel fresco che mi farà vedere un’Abruzzo ancora vivo e pieno di colore.
Un’Abruzzo che si riprende.
Mi metto in macchina e seguendo le indicazioni del mio fido Tom Tom arrivo al luogo in cui incontrerò Silvia Boccato per iniziare questa giornata Acqua-Terra.
Silvia non è solo una  brava fotografa subacquea ma anche una, lo scoprirò oggi, fotografa naturalistica e guida in un personale modo di "fai da tè".
Siamo a Capestrano, un piccolo paese agricolo che è stato intaccato in maniera lieve dal terremoto.
Il suo passato, di grande importanza storica, viene subito messo in rilievo dall’imponente castello che sovrasta la piazza principale sul punto più alto del paese.
Al suo interno una copia della statua del "Guerriero di Capestrano", rinvenuta in un vigneto del paese e risalente al VI sec. A.C.
La statua originaria è custodita nel museo archeologico nazionale di Chieti.
Un rapido caffè e via giù per strade e sentieri fino all’arrivo a Capo D’Acqua dove ci attende Dante Cetroli, responsabile di quell’area protetta e fondatore dell’associazione Atlantide.
Ci racconta tutta la storia di questo meraviglioso pezzo di terra e del suo mulino.
E’ da tanto che mi vien detto "Giuseppe devi venire..." ,"Certo che vengo".
Oggi finalmente ho mantenuto la promessa.

Tutt’intorno è silenzio.
Tutto al suo posto e quelle semplici panche in legno lasciano presagire il "saperla lunga in fatto di sub".
Un paesaggio che mi è quasi familiare.
Sì, mi ricorda le sorgenti della Florida.
Ma fortunatamente siamo in Italia, molto più vicino.

L’acqua è immobile.
L’acqua è cristallo.
L’acqua è FREDDA.
Scherzo, ma non consiglio di scendere in umida.

L’ingresso in acqua?
Ma che ve lo dico a fare.
Non resisto, mi immergo.

Una rapida occhiata, così quel tanto per familiarizzare con il nuovo ambiente.
In realtà mi sento già a casa.
Illuminato da quei pochi raggi di sole che riescono a scorgere queste acque cristalline attraversando le fitte nubi che ci girano intorno.
Quasi a far presagire il post giornata.
E ora di concedersi qualche scatto.

La descrizione fatta da Dante si è dimostrata perfetta.
Da noi siamo abituati a gironzolare in assenza di gravità tra le bianche e verdi pareti del Chidro.
Un ambiente molto simile, ma osservare un antico mulino, perlomeno quel che ne resta, è davvero una grande emozione.
Mi concentro su qualche particolare di ramo d’albero vicino alle antiche mura.
Un’immagine che forse si discosta un tantino da quelle che circolano su internet.
Occhio al fondo.
Ma, per quanto cerchi di essere una piuma, poggiandomi dolcemente sul fondo, tra sedimento e pietre sparse, una piccola nuvoletta è inevitabile.
Per mia fortuna Silvia è in macro a provare e ricercare nuove inquadrature su quei piccoli cespugli di canneto.
Piccole, grandi oasi.
Un mondo da non trascurare, in realtà è solo rimandato.
Oggi dò la precedenza alla fotografia ambiente.

Ma poi non si resiste.
Non è possibile tornare a casa senza un’inquadratura che renda una, seppur succinta, idea della bellezza del luogo.
"Dai che ti faccio da modella per qualche scatto".

In realtà non l’ha detto, l’ha fatto.

Il tempo lì sotto vola.
Si è così presi che non si sentono neanche i primi e lievi brividi di freddo.
La mia autonomia è ancora lunga, l’aria è più che sufficiente ma...
Ma è ora di uscire.

 Ancora uno scatto,  una rapida occhiata in giro e già le prossime inquadrature si sono delineate nella mia mente.
Come dire... abbiamo solo scherzato.
Ci siamo presentati e, come da classico copione, "ci rivedremo presto".
Non a caso, ma il programma si fà ancora più interessante dopo che Silvia accenna a... e Dante conferma che si...
Ma questa è un’altra storia.
Tutt’intorno è profumo di terra umida, camini accesi e specialità abruzzesi che attendono solo di essere inquadrate.
L’inquadratura è parte fondamentale nella fotografia.
Silvia estrae da un sacco un paio di scarpe da trekking.
Mi dico: "ma come, le inquadrature, i profumi tipici abruzzesi, i colori e composizioni".
Chissà perchè ho l’impressione che il tutto stia lentamente svanendo.

 Non di corsa ma...
Fotografa quà, cambio obiettivo.... dammi un pò il tuo...
Leggo un cartello "Calascio".
Alzo lo sguardo ed un piacevole frammento di storia entra giusto nell’inquadratura.
Sembra fatto di proposito, sembra anche a due passi, quasi si tocca.
Una grande verità... "mai sottovalutare il termine QUASI".

Ci ritroviamo a osservare panorami mozzafiato.
L’aria è diversa, tanto silenzio interrotto solo dal fruscio del vento.

Ci stiamo avvicinando.
Questi sono i primi incontri.

Quasi non ci si crede.
Siamo in Abruzzo oppure tra le immense vallate americane?
Sembra quasi un paesaggio da film western.

Porta oppure finestra?
Da un lato la sublime visione panoramica resa ancora più suggestiva da una luce che lentamente, molto lentamente, accenna tonalità calde tipiche di un tramonto.

Mi giro e la visione cambia.
Sembro proiettato in uno di quei film che evocano le leggendarie gesta dei cavalieri della tavola rotonda.
Camelot?
Il castello si erge ad un’altezza di 1520 mt sul livello del mare.
In un documento del 1380 si parla di Rocca Calascio come una torre di avvistamento isolata.
La sua data di costruzione si stima intorno all’anno 1000.
Considerato punto di osservazione militare altamente strategico, comunicava, con l’ausilio di torce durante la notte e di specchi durante le ore diurne sfruttando altrii collegamenti ottici sparsi sul territorio, arrivando fino ai castelli situati sulla costa adriatica.

Un gran bell’impegno.
Comunque, giusto per info, non ci sono andato molto lontano con la fantasia inquanto questo spettacolare scenario è stato usato nel film "Lady Hawak" una storia stupenda ambientata nel medioevo.

Continuiamo ancora il cammino tra piccoli sentieri e rocce a stapiombo.
Una piccola chiesa.
La chiesa di Santa Maria delle Pietà, costruita dai pastori nel 1400 circa come ringraziamento alla Madonna in quanto i soldati sotto il comando di A. Piccolomini, costruttore del castello che sovrasta il paese di Capestrano, respinsero un gruppo di briganti provenienti dal vicino Stato Pontificio, in una sanguinosa battaglia.

Il sole inizia a nascondersi dietro le dense nubi all’orizzonte.
Quelle nubi che ci hanno accompagnato, da debita distanza, per tutta la giornata e che ora quasi ci salutano con gli ultimi raggi di sole.

Sorpresa...
La strada del rientro è meno impervia di quella fatta all’andata.
Un comodo e veloce sentiero ci riporta nei pressi della macchina che, dopo meritata attesa, ci condurrà verso le calde e piacevoli vie di un buon thè.

Non è un saluto, ma solo un arrivederci.
Tra mari e monti non metterci il ...

Fonte: @Dive Information