Dopo essere venuto a conoscenza di questo incredibile posto da un servizio su una rivista subacquea, ho immediatamente preso contatti con il responsabile, un certo Dante Cetrioli. Dante, oltre ad essere una persona simpatica, è anche estremamente disponibile.
Incaricato da vari enti, da cui dipende il lago di Capo D'Acqua, trovandosi sul territorio del Parco Nazionale del Gran Sasso e monti della Laga, egli gestisce la parte subacquea, vigilando e accompagnando chiunque desideri immergersi in questo luogo incantato. Il servizio mostrava il lago come nulla di particolare, non evidenziando la vera eccezionalità del luogo, che onestamente intravedo tra le righe.
dopo un veloce scambio di e-mail con Dante ho deciso subito di fare la spedizione, vista la mia crescente curiosità nel voler vedere cose e luoghi nuovi ma sopratutto insoliti, e questo ne aveva tutti i presupposti.
L'appuntamento è previsto per il week-end. In questi casi preferisco muovermi da solo considerando i miei problemi a livello di sospensione.
Unica eccezione giusto per dare le proporzioni delle cose e cercando di arricchire l'immagine era l'inserimento di un modello nella simulata esplorazione dei vari punti. Avevo programmato di immergermi quasi a metà pomeriggio del sabato effettuando due immersioni e altrettante il mattino seguente della domenica proprio per avere il sole in due posizioni completamente differenti.
Sebbene le previsioni dessero pioggia, la fortuna è stata dalla nostra parte. Sole per tutte e quattro le immersioni.
Essendo arrivato con tre ore di anticipo, ho avuto modo di ammirare la fantastica cornice che si trova attorno alla valle dove è sito il piccolo Lago di Capo D'Acqua. Lo stesso Comune di Capestrano di cui fa parte il Lago si trova sulla facciata della montagna di fronte.
Le varie costruzioni antiche del paese compreso l'antico castello si specchiano sulla superficie del lago. tutt'attorno alte vette, a tratti aspre con piccoli paesini o ruderi arroccati sulle cime stesse, ma ugualmente affascinanti: tra tutte spicca il Gran Sasso d'Italia verso nord e la Maiella verso sud.
Dalla zona stessa del Gran Sasso e precisamente da Campo Imperatore, arrivano le falde delle varie sorgenti che alimentano il piccolo Lago di Capo D'Acqua, le cui acque proseguendo creano poi il famoso per le acque purissime fiume Tirino. Ma finalmente è arrivata l'ora di incontrarmi con Dante.
Dopo esserci scambiati saluti e informazioni, entrambi siamo ansiosi. io di immergermi, lui, amante e custode di questo scrigno, di dimostrarmi ciò che si cela sotto la superficie.
Non potendomi accompagnare personalmente solo per oggi, mi fa guidare da un altro ragazzo di nome Pier Paolo.
Pur avendo letto della buona visibilità del lago ma avendo anche visto in altri laghi quanto possa essere talmente variabile, non ero particolarmente ottimista in merito.
Finalmente ci immergiamo!
Scendiamo dalla riva, alla fine di un prato e subito alziamo molta sospensione, ma non appena riusciamo a galleggiare tenendo fuori la testa ci portiamo verso il centro del laghetto per circa una trentina di metri, quasi praticamente sulla perpendicolare dei resti di uno dei due antichi mulini.
Pier Paolo mi segue pronto ad entrare in azione se necessario. Quindi lentamente sgonfio muta e jacket passando dalla visuale del verde e dei monti attorno all'incredibile blu dell'acqua. Giusto in tempo di essere sotto pochi centimetri e di sentire la chiusura dei timpani al mondo esterno, e di passare a quella altrettanto famigliare del rumore delle bolle che escono dall'erogatore, per ritrovarmi letteralmente immerso in una fiaba. Pur essendo in parte preparato, non immaginavo di poter arrivare a tanto.
La fantastica limpidezza dell'acqua era veramente mozzafiato. Muri di sasso con volti, gradini, passaggi, ponticelli si estendevano per almeno altre trenta metri su un fondale luminosissimo, a tratti biancastro come la roccia stessa delle pietre che formavano tutte le costruzioni dell'antico mulino medievale.
Contornato e abbellito da piante acquatiche verdissime e rigogliose, che evidenziavano ulteriormente queste possenti mura, il tutto avvolto da un'acqua cristallina che grazie alla propria limpidezza e alla luce del sole acquisiva un eccezionale colore blu. Non avendo mai visto nulla di simile. Pertanto risulta difficile se non impossibile trasmettere ciò che stavo vedendo sotto di me. Mi trovavo lì sotto come dentro ad un paesaggio fantastico, quelli dei dipinti del '700 con rovine di città sperdute avvolte nella foresta.
A tratti si alternavano grossi muri rigorosamente in sasso con altri più piccoli che scorrevano sul fondo in varie direzioni. Questi un tempo servivano a circoscrivere il mulino e a convogliare e deviare l'acqua che arrivava sulle pale.
I massi dei muri erano estremamente puliti, evidentemente non si attaccava nessuna alga, lasciando le pietre brillanti con i raggi del sole che creavano bellissimi giochi di luce su di essi. A lato di alcune pareti svettano come fantasmi bianchi i tronchi biancastri, perchè privi della corteccia, di diverse piante che un tempo vivevano rigogliose accanto ad essi. Più lontano vicino ad un muro vedo una grossa trota, che appoggiata sul fondo non sembra neanche essere in acqua e che appena mi vede si dilegua tra le folte oasi di piante. Fotografo a destra e a sinistra, cercando di limitare i danni creati dalla sospensione che appena ci si appoggia immediatamente si solleva, come la nebbia in autunno che si alza dai canali.
Percorrendo il tragitto che separa i resti dei due mulini, si incontravano sul fondo diversi rigogli di bolle. Questi erano alcuni tra i tanti punti da cui fuoriuscivano le varie sorgenti d'acqua. Sembra un paesaggio lunare con scheletri di alberi sdraiati sul fondo, con una parte immersa in uno strato impalpabile di sedimento. Poco più avanti l'ultimo mulino, che a differenza del primo è quasi tutto distrutto a parte qualche muro qua e là.
Si possono ancora vedere le pale con il passaggio dell'acqua ruotavano trasmettendo il movimento delle macine.
Verso riva
Portandosi verso la riva si incontra un bellissimo tappeto di piante acquatiche con moltissime sfumature di verdi, dove a tratti spuntano altre piante acquatiche dalla forma di una scopa rovesciata. Esse svettano dalle altre essendo alte anche un metro e mezzo.
E' veramente un ambiente fiabesco, dai colori vivi e intensi, passando dal chiaro delle rocce alle varie sfumature di verdi delle piante, al blu intenso dell'acqua.
Vicino alla riva semi immerso si trova anche il rudere di un antico colorificio sempre dell'età dei mulini.
Quest'ultimo è stato avvolto sia al suo interno che attorno da un enorme quantità di piante acquatiche che ne hanno creato un giardino, come del resto appare tutto il fondo del lago. L'unicità di questo posto è indiscutibile, infatti sia in Italia e forse in altri paesi non ho mai visto foto o documenti che testimoniassero una simile situazione.
Nonostante vi siano altri posti con resti di costruzioni sommerse nessuno vanta una tale limpidezza, essendo quasi sempre limitata a uno o due metri. Immergersi qui, a Capo D'Acqua, è come tornare bambini, quando si raccontavano le favole di luoghi fantastici, ma fortunatamente qui la favola diventa realtà e noi possiamo farne parte.
Egoisticamente è bellissimo viverlo da solo per poter veramente immergersi in questo magico luogo lasciandosi trasportare.
Un particolare ringraziamento a Dante e al suo staff, che m'ha permesso di vivere questa fantastica esperienza, con l'auspicio di ripeterla appena ne avrò l'occasione.
Denis Palbiani
Fonte: Rivista "DEEP" Luglio/Agosto 2005 n° 40